
La struttura architettonica dell’attuale campanile della chiesa parrocchiale di Belgioioso prese forma nel 1670 quando venne innalzato ad opera del parroco Antamori sul medesimo fondamento di quello antico. Dovettero passare più di duecentocinquant’anni prima di vedere un ulteriore cambiamento: nel 1928 infatti venne fatto il coronamento con una cupola emisferica per renderlo più alto e furono sostituite le vecchie campane ad opera del parroco don Ghia.
Se si osserva il campanile, oltre alle quattro ben visibili, ve ne è una quinta, alloggiata al centro del soffitto della cella campanaria: ognuna di esse ha un nome proprio assegnato dalle vicissitudini della storia: “Campanin, Msana, Scola, Campanon e Msanon”. Presentiamolo, ognuna con le proprie caratteristiche che la distingue dalle altre.
“AL CAMPANON” è la campana più grande che si affaccia a sud, verso Piazza Vittorio Veneto e venne donata dalla popolazione di Belgioioso alla parrocchia. E’ questa campana che suona il mezzogiorno.

“LA MSANA”, donata dalla famiglia Dozzio è rivolta a nord, proprio a guardare via Tre Martiri dove si trova la filanda appartenente alla suddetta famiglia.

“AL MSANON”, grande quanto la Msana fu donata dai Conti Melzi D’Eril. Rivolta a ovest si affaccia proprio verso il giardino della serra del Pollak, residenza del Conte.

“LA SCOLA”, delle quattro visibili, è la campana più piccola: rivolta a est verso l’oratorio, saluta il sorgere del sole e veniva suonata il primo giorno di apertura delle scuole, come a voler richiamare al loro dovere gli studenti ed augurare loro un buon inizio. Inoltre serviva anche da richiamo per la popolazione quando stava per sopraggiungere un forte temporale o quando in paese era in corso un incendio.

“AL CAMPANIN” è la più piccola, posizionata al centro del soffitto della cella campanaria. Un particolare e struggente suono si diffondeva da questa campana quando in paese moriva un bambino: il batacchio veniva messo in movimento tramite dei tiranti agganciati ad una tastiera in legno. Era un suono “secco” e deciso, quasi a voler dedicare al piccolo defunto un suffragio raccolto e intimo.

Negli anni Ottanta venne rifatta la copertura della cupola: il lavoro fu affidato ad una squadra di lattonieri abili a lavorare in quota.
Oggi il suono è completamente automatizzato e programmato, mentre prima era compito del sacrista accedere alla base della torre campanaria e, sapientemente e con la dimestichezza acquisita col tempo, tirare le funi che mettevano in movimento le campane in cima al campanile, scandendo con il loro suono sia la vita religiosa che quella civile, i momenti di aggregazione, di festa, di dolore e di pericolo.