BELGIOIOSO – San Michele Arcangelo

Le fonti scritte ci restituiscono notizie sulla chiesa parrocchiale di Belgioioso a partire dalla prima metà del XV secolo: da un testamento datato 19 agosto 1433 si evince che il paese aveva una piccola chiesa identificata come “ecclesia sancti Michaelis”.
Atti della Visita Pastorale del 1460 riconducono ad Alberto Battagi, arciprete di Filighera che dichiara “di avere alle proprie dipendenze anche la chiesa di San Michele di Belgioioso” e che la cura delle anime della stessa è affidata a Isacco de Cassa, prete di origine ligure.
Poco più di un secolo dopo la chiesa di Belgioioso divenne chiesa parrocchiale, assumendo una completa autonomia. Nel 1576 il paese conta circa mille abitanti e a don Antonio Ragoggi venne affidata la reggenza della “povera parrocchia”: la gestione apparve subito complessa, soprattutto perché la comunità dei fedeli era prevalentemente composta da soggetti poco abbienti, non in grado di sostenere economicamente la loro chiesa. Nel 1603 don Ragoggi rinunciò al suo compito e fino al 1625 la parrocchia di Belgioioso ritornò in carico a Filighera.
Fu proprio in quell’anno che per la Ecclesia sancti Michaelis venne nominato parroco don Ottaviano Antamori che espleterà il suo mandato per cinquant’anni nel corso dei quali affrontò la carestia, la peste e la guerra ma fu anche l’artefice della nuova chiesa parrocchiale. La posa della prima pietra avvenne il 25 aprile 1644 e poco più di tre anni dopo, il 16 settembre 1647 la costruzione fu terminata. Nel 1670 il campanile, costruito sulle fondamenta del precedente, completò l’opera architettonica.

Il successivo ampliamento, necessario a causa del continuo aumento della popolazione, fu messo in opera da don Pietro Veneroni nel 1906. L’architetto Ratti, al quale vennero affidati i lavori, demolì la parete dietro l’altare maggiore ricavando la conca absidale dove venne collocato il coro e una tribuna e aggiunse due campate a quella centrale. Quattro anni dopo, il pittore Vittorio Pittaco decorò gli interni. Il successore di don Veneroni, don Pietro Ghia, sostituì nel 1928 le campane, mentre nel 1966, il parroco Monsignor Battista Clerici fece costruire le cappelline laterali che dal Battistero all’altare del sacro Cuore delimitano a nord la chiesa. Sempre ad opera dello stesso sacerdote fu ampliata la sacrestia.
Un ultimo importante restauro avvenne nel decennio 1992-2003: fu rifatto il pavimento, sistemata la facciata, il tetto, il campanile e restaurati gli affreschi e i decori interni.

Edicola mariana di via Cantone a Belgioioso
Edicola mariana di via Criminali a Belgioioso
Edicola mariana di via Cavallotti a Belgioioso
Edicola mariana di via XX Settembre
Edicola mariana di via Cairoli
TORRE DE NEGRI – Sant’Antonio abate

Fonti orali tramandate di generazione in generazione testimoniano che la prima chiesa in Torre de’Negri fosse collocata dove oggi vi è il ponte in ferro sul Canarolo, nei boschi che degradano verso la vallata del Po. Fu proprio una piena del grande fiume che distrusse e trascinò via la costruzione sacra. Il piccolo camposanto ad essa annesso venne completamente sommerso e di questa primitiva costruzione non vi fu più traccia. L’evento compromise l’intero agglomerato di case e casupole costruite attorno alla chiesa che, per ripararsi dalle frequenti inondazioni fu decentrato e spostato più verso nord, acquisendo all’incirca, l’attuale collocazione.
Nel 1394 Ubertino Negri, Signore del luogo, volle edificare una chiesa con titolo parrocchiale, posta nei limiti della parrocchia di Sant’Ambrogio di Filighera, affinché fosse praticata la cura d’anime a favore degli abitanti di Torre de’Negri. La chiesa fu dedicata a Sant’Antonio abate. La famiglia feudataria del luogo, i Negri, con approvazione del Vescovo, stabilirono il luogo in cui la chiesa doveva essere edificata. Tale fatto è testimoniato da due lapidi in marmo nero che si trovano nella chiesa stessa.
Nel 1397 Ubertino nomina e presenta il nuovo e primo parroco. Per più di due secoli la prerogativa di parrocchialità fu conservata, ma nel 1567 una controversia sorta tra l’arciprete di Filighera, che pretendeva un sacco annuo di frumento come forma di pagamento e il parroco di Torre de’Negri, il piccolo borgo padano perse il titolo parrocchiale.
Nel 1605, dietro supplica degli uomini di Torre de’Negri fu concessa dal Vicario generale di Pavia don Mario Antonino, speciale licenza di ricevere i sacramenti pro interim dal parroco di Belgioioso.
Nel 1725 la chiesa venne ampliata e venne anche edificata una casa per il parroco. Il Conte Abate Gaspare, oltre al permesso per l’ampliamento, ottenne nuovamente dal Vescovo la possibilità di dotare la chiesa di un parroco che, secondo un riconoscimento concesso dalla Curia, doveva essere nominato direttamente dal Conte e dai sui successori, fino ad estinzione dei discendenti della famiglia Negri, che provvedevano a pagare con la somma di lire 1000 imperiali al sacerdote al fine che espletasse i suoi compiti. Alla chiesa erano anche riconosciuti possedimenti terrieri affinché questi potessero produrre un reddito annuo che andasse ad integrare le somme percepite con le elemosine. Alla famiglia Negri spettava il mantenimento della chiesa per tutto ciò che riguardava l’edificio e, in caso di necessità, dovevano supplire alle spese non sostenibili dal parroco.
La chiesa ha forma quadrata, è orientata verso est. Il portone principale d’ingresso si trova sulla facciata; nel presbiterio vi è una porta che immette in sacrestia e nel coro, mentre un’altra sbocca sulla strada che porta al cimitero. Le finestre sono tutte poste all’altezza massima della chiesa. Sopra il coro il soffitto è fatto a volta dipinta. La fonte battesimale era a sinistra del portone d’ingresso; il pulpito in legno era sopra il Vangelo. L’altare è in marmo e per salirvi vi sono due gradini.
La chiesa però non era dotata di campanile e le campane erano ospitate presso lo “sforo” di un muro che si innalzava oltre la chiesa. Solo nel 1899, con un investimento di 3.647 lire si provvide alla costruzione della torre campanaria e all’acquisto di cinque campane. Nei primi anni del Novecento la chiesa venne dotata di un organo e il pittore pavese Villa affrescò il frontone con un’immagine di Sant’Antonio.
FILIGHERA Santi Giuseppe ed Ambrogio

La chiesa parrocchiale di Filighera venne edificata nel 1711 sui resti di una costruzione antecedente esclusivamente dedicata a Sant’Ambrogio. Fu il parroco di allora, don Giuseppe Porroni che chiese al Vescovo di Pavia Card.Agostino Cusani di poter aggiungere al titolo di patrono anche San Giuseppe piamente venerato dagli abitanti del piccolo borgo. Il 23 agosto del 1711 per mano del Vescovo avvenne la benedizione della nuova chiesa intitolata ai due Santi. Sette anni dopo fu costruito il campanile come attesta una formella in terracotta conservata al suo interno.
Negli ultimi tre secoli interventi praticati dai diversi parroci che si sono succeduti in parrocchia hanno consegnato ai filigheresi la chiesa così come oggi si presenta. La facciata risale al 1929 (come da scritta latina riportata in cima): nel primo ordine, il portone d’ingresso è affiancato da sei colonne in rilievo (tre a destra e tre a sinistra) e da quattro nicchie all’interno delle quali il pittore Pietro Migliavacca di Belgioioso dipinse gli Evangelisti. Nell’ordine superiore è collocata al centro una finestra ai cui lati spiccano due nicchie che accolgono i Santi Patroni.

All’interno, a destra del portone d’ingresso, vi è una botola che conserva dei resti di defunti rinvenuti nel cimitero attiguo alla prima chiesa parrocchiale; l’altare dedicato a San Giuseppe con il quadro del Patrono della Chiesa con il Bambino precede l’altare con la statua di Sant’Antonio e per ultimo quello con il quadro di Santa Francesca Cabrini, fondatrice delle Missionarie del Sacro Cuore. Quest’ultimo altare accoglie anche un quadro raffigurante il Beato Giovanni Paolo II che poggia su un sarcofago in marmo contenente dei resti dei quali non si conosce l’appartenenza.
Anche a sinistra vi sono tre altari: il primo ospita un crocifisso ligneo collocato in chiesa dal parroco Mons. Giovanni Ragni e proveniente dal cimitero locale. Qui è ospitato anche un dipinto eseguito dal pittore Remo Faggi raffigurante il Battesimo di Gesù. Nel secondo altare è presente la statua del Sacro Cuore e nell’ultimo spicca la statua della Beata Vergine del Rosario.
A sinistra dell’altare maggiore c’è la Cappella della Confessione risalente al XV secolo, resto dell’antico cimitero appartenente alla chiesa di Sant’Ambrogio. Al suo interno è stato allestito il piccolo museo parrocchiale.
L’altare maggiore ha conservato i marmi e la pavimentazione originaria del 1711; dopo il restauro conservativo fatto eseguire nel 2012 da don Antonio Vitali risultano ancora parzialmente visibili sulle colonne alcune pitture celate da una tinteggiatura precedente. Sulla parete di sinistra il quadro raffigurante Sant’Ambrogio e dirimpetto a questo un’apertura ottenuta dall’abbattimento di un muro, fruibile dagli uomini che, fino a mezzo secolo fa, partecipavano alle celebrazioni in luogo differente rispetto alle donne. Essi infatti entravano in chiesa da una porticina che si apriva sul cortile dell’oratorio. Sulla parete dell’abside troneggia il dipinto ad olio del Buon Pastore, attribuito al pittore Francesco Magenti. Un enorme tela raffigurante “La Peste a Pavia” completa l’abbellimento artistico dell’altare. La statua del Santo Patrono Giuseppe venne acquistata nel 1897.

L’organo a canne posto sopra l’ingresso è della ditta Cavalli e risale agli anni Venti del secolo scorso.
Nel 2012 è stato eseguito il restauro del presbiterio. Questi importanti lavori hanno riguardato sia gli elementi strutturali sia le decorazioni artistiche e gli affreschi. Per conoscere i dettagli dei lavori visita la pagina dedicata.
Figura molto cara ai Filigheresi è il prete-giornalista Davide Albertario originario di Filighera, per la precisione della frazione Case Nuove. Pubblichiamo qui una sua breve biografia.