
BELGIOIOSO – ORATORIO SAN LUIGI
Via Cairoli 74 27011 – Belgioioso – Tel 0382 969225
Orari apertura invernale Martedì – Venerdì 16,00 -18,30 / Sabato 15,30 – 19,00 Domenica 15,00 – 19.00
Orari apertura estiva Martedì – Venerdì 16,00 -19,00 / Sabato 15,30 – 19,00 Domenica 15,00 – 19.00
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L’accesso e la frequentazione degli oratori dell’Unita Pastorale è subordinata al TESSERAMENTO OBBLIGATORIO (con fini fiscali e legali)
La quota, comprensiva di assicurazione, è di 5,00 Euro e può essere regolarizzata al bar dell’Oratorio in via Cairoli 74
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CALENDARIO TURNI BAR ORATORIO SAN LUIGI
Uso dei locali e degli spazi per attività, ricorrenze, feste…

L’Oratorio, oltre che essere un luogo di preghiera, è anche un posto per divertirsi con gli altri. E quale modo migliore di stare in compagnia di una bella festa? Magari il tuo compleanno, o una ricorrenza familiare…

Per altre informazioni non esitate a chiedere al bar dell’oratorio o al don
Un arcipelago educativo per tutti – novembre 2020
“Forse non è un azzardo affermare che il nuovo secolo inizia adesso. Questi primi vent’anni del nuovo millennio sono stati ancora espressione del percorso fatto nella seconda metà del secolo scorso. L’esperienza della pandemia ha fatto saltare tutti gli schemi”.
Inizia con queste parole la premessa del documento preparato dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana dal titolo “Aperto per ferie. Progetto per l’estate ragazzi in tempo di pandemia”.
Siamo ripartiti nel mese di settembre con l’apertura dell’oratorio dopo mesi di chiusura (ultimo giorno in cui ci si era visti…22 febbraio…lontanissimo). L’oratorio ha aperto le sue porte il 1° di settembre, come tante altra attività nel sociale hanno alzato le saracinesche, dopo aver effettuato spese per poter avviare il cammino in sicurezza secondo i protocolli anticovid.
Ora, quasi a metà novembre, ci troviamo ancora chiusi… dobbiamo sperare, avere tanta speranza e pazienza e affidarci… è un tempo da vivere non facile, che ci chiama alla corresponsabilità, piccoli e grandi.
Nel documento sopra citato, si sottolinea di: “non rinunciare alle attività educative dell’oratorio a oltranza. Il tempo dell’oratorio rappresenta un collante per tutta la comunità, un luogo generativo di relazioni, incontri, legami. Per settimane i cortili dell’oratorio sono rimasti deserti e probabilmente lo saranno ancora. Ma c’è bisogno di far riprendere la circolazione delle relazioni che aiuti la comunità a ritrovarsi, pur sapendo che non sarà più la stessa e che non sarà possibile (almeno nell’immediato) fare le cose di sempre”.
Per fare questo ognuno di noi si deve mettere in discussione e in gioco, dai preti ai ragazzi, dalle famiglie agli adulti, dai volontari ai catechisti….tutti quanti.
Occorre imparare a navigare anche nel mondo dei dispositivi e piattaforme web. Forse, anzi, sicuramente è l’occasione per dare una educazione etica e cristiana a quanti entrano in questo mondo di mezzo con un po’ troppa faciloneria.
L’oratorio dobbiamo imparare a vederlo come un cortile che poco a poco si allarga nella comunità e nella società. L’oratorio stesso deve diventare un oratorio “arcipelago, che sappia raccogliere nel suo cuore fasce di età diverse, esperienze diverse, ma che si incamminano per scelta nella stessa direzione.
La cura dei ragazzi e adolescenti non può rimanere solo in carico alle famiglie, ma nemmeno solo delle istituzioni educative.
A tutti l’invito di darsi da fare per un oratorio che sia sempre più casa di tutti, dove tutti si sentono di casa, nel vivere presenza, servizio e testimonianza battesimale.
don Roby
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Essere volontario e non.. fare il volontario! Marzo 2017

Non sempre è facile parlare di volontariato, il rischio è quello di darne un’immagine personalizzata, riduttiva e non uno stile di fondo che possa fare da base a tutti coloro che, nel cuore soprattutto, cercano di “darsi da fare veramente per la comunità cristiana”, “sporcandosi le mani”.
Come testo di riferimento prendiamo:
…la seconda lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi (4, 5-7.13-14.16-18)
5Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù. 6E Dio, che disse: «Rifulga la luce dalle tenebre», rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo. 7Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. 13Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, 14convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. 16Per questo non ci scoraggiamo, ma, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno. 17Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria: 18noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne.
Ci fermiamo su 3 parole:
1) COMUNIONE: “non annunciamo noi stessi, siamo servitori”. Il volontario, il credente deve essere in com–unione: una unione che si concretizza dentro la famiglia, dentro l’oratorio, dentro la comunità cristiana. Essere in comunione è essere in RELAZIONE. È buttandosi, giocandosi nell’esperienza pastorale, di comunità, di oratorio che uno impara o ha voglia di imparare, capisce o ha voglia di capire, si gioca, vive l’esperienza, abita questi luoghi, questo cammino. Un tipo di esperienza che, a differenza di altre, richiede tempo, preparazione, sensibilità,…CAMBIAMENTO. E ogni cambiamento porta con sé fatiche anche pesanti. Non ci sono graduatorie qui dentro, e nemmeno scalate di ruolo; non ci sono fette di spazi da trattare come gestione privata. Qui non siamo a casa nostra…ma siamo DI CASA…molto diverso! La comunione porta alla…
2) COLLABORAZIONE: “animati da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto, ho creduto perciò ho parlato; anche noi crediamo e perciò parliamo”. Uno è vero collaboratore se ASCOLTA, SI CONFRONTA, STA IN SILENZIO ED E’ LEALE. Dobbiamo usare bene il tempo tra di noi; quando si incontrano cammini diversi, per trovare l’unica via che ci fa crescere, dobbiamo fare nostri questi atteggiamenti: ASCOLTO, CONFRONTO, SILENZIO, LEALTA’… l’importanza del dialogo: parlare è esporsi al rischio di confrontarsi. E un adulto che non parla in modo costruttivo…non è adulto… è un “perditempo”…per non dire altro. Se credo in ciò che vivo come esperienza comunitaria e oratoriana (e familiare), devo parlare. Ma deve essere un parlare non a mezza voce o dietro le quinte o di nascosto o ipocrita o infame o ignorante o…. Non un parlare da bar o piazza…! Se parlo ma non credo nello spirito oratoriano, sono sleale con un cammino di crescita e con chi, in questo cammino, ci crede. Diventa importante per essere in comunione e in piena collaborazione vivere l’atteggiamento della verità.
3) CORRESPONSABILITÀ: il credente, il volontario deve essere in comunione, disponibile alla collaborazione e alla corresponsabilità. Uno diventa corresponsabile non se si impone o comanda al posto del prete… uno diventa corresponsabile se è UMILE e ha il coraggio di confrontarsi, servire, lavorare, camminare insieme….se ha il coraggio di esserci! L’oratorio non è il luogo e il tempo per dimostrare chi siamo. L’oratorio è il luogo del….INSIEME SI PUÒ FARE. Se uno crede nella presenza che offre alla comunità, trova il tempo per gioire e non rancore. Qui dentro ci devono essere solo occasioni di incontro e non di scontro, di crescita e non di divisione, di famiglia e non di…scapà da cà!!! “Fissare lo sguardo su cose invisibili”…le cose invisibili sono tutto ciò che facciamo fatica a raggiungere, quello che ci infastidisce. Le cose invisibili sono i nostri progetti che INSIEME DOBBIAMO CONCRETIZZARE. Certo…se uno ci crede. LA PRESENZA GIUSTA DICE QUANTO UNO CI CREDA O MENO!
Quali altri stili?
VERIFICARSI SEMPRE: Dobbiamo inserire una MARCIA IN PIÙ, non si vive di rendita, ma si deve rendere. La presenza delle famiglie e degli adulti in oratorio, come espresso dal Vescovo e anche dal Preside durante la settimana dell’educazione, è un fattore molto importante!!! Siamo, siete educatori. E da educatori, educati, siamo chiamati a educare chi entra da quella porta. E una porta di oratorio, come quella di una famiglia, simboleggia uno stile…sempre aperta… ! Pertanto, viene chiesto uno spirito non di contesa ma di cammino condiviso. Non è l’età che uno ha a renderlo autorevole: è quello che trasmettiamo che fa di noi persone capaci di ascoltare e farsi ascoltare.
SINERGIA: arriveremo a formare delle commissioni di “lavoro” (passi il termine), commissioni di servizio oratoriano. Non è una settorializzazione o un creare ulteriori divisioni di simpatie o antipatie, quelle se non riusciamo a risolverle, le lasciamo a casa. Qui c’è posto per tutti, basta che il nostro ESSERCI, il nostro SERVIZIO, la nostra DISPONIBILITÀ sia una sinergia! È avere uno sguardo comune, non personalistico (riduttivo). C’è posto per tutti, però tutti devono capire che l’ultima parola è del prete pro tempore!!! Qui non ci devono essere iniziative personali: tutto quello che andremo a vivere, progettare, inventare, proporre dovrà avere un risvolto COMUNITARIO. Ogni iniziativa deve essere a beneficio del cammino dell’oratorio e della comunità, educativo alla vita (stare insieme) e alla fede (è oratorio e non bar). Eventuali commissioni che andremo a creare per imparare a stare insieme e a lavorare insieme potrebbero essere:
- Comunicazione: sito, blog, Facebook, scuola, volantini, passaparola… anche per coprire turni bar….
- Famiglia: patto del sabato sera e della domenica pomeriggio. Famiglia chiama famiglia.
- Lavoro: piccole sistemazioni, ritocchi, tinteggiatura, … lavori di casa. NON LAVORI “IMPEGNATIVI”…
- Feste/merende: per le domeniche pomeriggio o i sabati sera. In occasione di pomeriggi animati o delle aperture serali, invece di impegnare la cucina, tramite il passaparola, far preparare merenda, …
- Pulizie: più siamo meglio è. Anche due volte a settimana. Importante per chi apre il sabato e la domenica sostituire sacchi, passare bagni e pavimento. Un occhio in più, come se fosse casa nostra…
Il volontario ha la possibilità di vivere in un focolare e di farne la sua casa e la sua missione, oppure di trovare nell’Oratorio un luogo di servizio che non sia soltanto un mestiere ma una esperienza che coinvolge come persona nella sua interezza. Non tutti possono o vogliono vivere a tempo pieno all’Oratorio, ma attraverso il volontariato si possono scoprire diversi modi di arricchire la vita dei ragazzi (e degli adulti) che oggi hanno molto più bisogno di figure adulte di riferimento.
Le tentazioni nella Settimana dell’educazione
Omelia della S Messa di giovedì sera 26 gennaio 2017 voluta durante la Settimana dell’educazione in particolare per famiglie, volontari, catechisti ed educatori.
Che senso ha celebrare l’Eucaristia nel mezzo della settimana dell’educazione per volontari, collaboratori, famiglie, adulti? Noi in primis, per chi ha a cuore l’educazione, l’educare e l’educarsi, dobbiamo educarci a saper educare, e in modo particolare educarci educando al servizio nella comunità cristiana, parrocchia e oratorio.
Qual è il senso del nostro servire? Perché sono in parrocchia o in oratorio? Perché mi rendo disponibile…ma soprattutto in che modo? Ecco…l’educare per noi ha alla base queste domande di senso senza le quali e senza darne risposta la nostra presenza può essere importante da una parte o inutile dall’altra. Dipende da cosa rispondiamo.
Ci sono alcune tentazioni a cui noi, che svolgiamo un servizio nella comunità siamo esposti:
- ATTIVISMO. C’è il rischio che il darsi da fare per gli altri non lasci più spazio e tempo per gli altri. Il servizio non deve assillarci a tal punto da farci dimenticare la dimensione relazionale. Il troppo è sempre a scapito dell’essenziale. Fare molto può essere segno di amore, ma ahimè, può soprattutto far morire l’amore. Il nostro servizio, che non è il semplice darsi da fare o fare qualcosa tanto per, è prezioso nella misura in cui siamo capaci di ascoltare, accogliere, essere in comunione, creare legami sinceri e profondi di amicizia e non di sentimentalismo. Quando siamo costruttivi…siamo utili!
- VITTIMISMO. Ci si impegna fino allo spasimo, ma sotto sotto ci si aspetta in cambio considerazione, visibilità (costruiamoci una torre) e una sorta di ricompensa (facciamoci un nome). È la reazione del fratello maggiore nella parabola del padre misericordioso. Ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi ha mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Quando il cuore funzione come un calcolatore, quando ci si trasforma in dischi ormai datati e ripetitivi del mugugno acido, nascosto e ricorrente, ecco…quello è il momento in cui chiedersi se ci stiamo comportando in modo giusto e rispettoso. È la tentazione del fare come se fossimo a casa nostra. Un atteggiamento che poi viene irrobustito dal crearsi dei complici del nostro disprezzo nei confronti degli altri, sintomo di disagio personale e di incapacità di confronto. Mi creo pseudo amici per isolare gli altri e farmi più forte. Ma…mi autoescludo… pur parlando la stessa lingua…si disperdevano…
- NARCISISMO. È la tentazione di chi presta servizio specchiandosi in quel che fa. Quello che mi viene chiesto di fare lo faccio ma…mi va stretto. Perché nessuno mi ha mai chiesto di fare, ma ho sempre preso io il pallino della decisione. E se poi qualcosa non funziona, è colpa del sistema.
La terapia più mirata ed efficace per queste patologie acute sta nell’esercitare il servizio, il nostro impegno, come un dono da spendere e non da ostentare. Tentazioni che sono la conseguenza di sentimenti inariditi, di relazioni fraterne mai instaurate, per essere poi presenze che spesso diventano asfissianti. Ci si parla poco…ci si confronta poco…al mattino ci si saluta e tempo di sera ci siamo già “infangati” sparlando alle spalle…
Bartimeo…seduto a mendicare…forse se ne approfitta…
Gli stessi che gli impediscono di raggiungere o farsi vedere da Gesù, lo porteranno da Lui… atteggiamento di falsità e doppiezza…fa male alla comunità. Non è bene che siano presenti soggetti così.
L’impegno che ci dobbiamo seriamente prendere. Educarci a contagiarci da oggi in avanti con una logica diversa. La nostra presenza, il nostro esserci PER GLI ALTRI, CON GLI ALTRI, IN CAMMINO CONDIVISO, deve avere un’ANIMA, UN CUORE, UN FINE.
In una comunità non si gioca a nascondino e nemmeno a Risiko, non c’è nulla da conquistare, se non…la fiducia in se stessi!!!
Avendo fiducia in noi stessi avremo poi coraggio di confrontarci in modo costruttivo.
